Taraxacum officinalis
Ognuno aveva il suo nome per quelle erbette dalle foglie spigolose e dai fiori gialli, che in ottobre facevano un'altra comparsa sul ciglio della strada carraia e persino a fianco del muretto a secco, che divideva la strada dall'orto.
Veniva raccolto con grande dedizione, estraendone alcuni ciuffi con delicatezza per averne anche la radice; si spolverare con grande attenzione in modo da eliminare anche il più piccolo granello di terra o di polvere, e si metteva ad essiccare su delle tavolette bucherellate, e quando aveva perso tutta l'umidità, si tritava grossolanamente, foglie radici e fiori, e si metteva in grosse arbanelle di vetro. All'occorrenza se ne prendeva una manciata per farne una tisana.
TISANA
Quando l'acqua bolle, immettervi qualche cucchiaiata di erbe trite, si abbassa la fiamma e si lascia sobbollire almeno una decina di minuti. Quindi si toglie dal fuoco la pentola, e appena intiepidito, si filtra. Si spreme qualche goccia di limone e, volendo si addolcisce con un cucchiaino di miele. Chi vuole nella sua tazza può aggiungere limone e miele, secondo gusto. Le zie ne facevano largo consumo.
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