Nei pomeriggi dei giorni di festa, quando il tempo ti chiudeva in casa, ci si liberava dalle incombenze, e si poteva stare a far niente. Far niente forse è un’espressione eccessiva: mani sapienti, intorno al tavolo del grande camerone, rammendavano, cucivano, lucidavano; a qualcuno era concesso di leggere il giornale in santa pace, ma il tutto avveniva in modo più sereno, si poteva stare tranquilli a ciciaré Se fosse passato qualcuno a far visita, e di solito accadeva, non era certo il cattivo tempo a fermare ardite vecchiette. si chiacchierava di cosa fosse successo un poco più in là, del figlio nato a..., del fidanzamento di..., e quasi sempre di qualcuno che se ne era andato..., pace all'anima sua...ha finito di soffrire..., e poi della vendemmia, di qualche raccolto, della legge sulla mezzadria, delle ingiustizie sociali, e così i minuti conquistavano lenti per alcuni, veloci per altri, le ore. E poi si metteva un disco sul grammofono.
L’Opera conquistava tutti, chi non conosceva i cori verdiani a memoria? Romanze da canticchiare faticando o per trastullarsi. Inevitabili le discussioni, Callas o Tebaldi, del Monaco o Corelli; le voci di un tempo che non ci sono più, la Arangi Lombardi! La Tetrazzini e Carlo Galeffi, che Trovatore! E la Pacetti, un’ Elvira così quando mai ce ne sarà un’altra?
La Callas o la Cerquetti non erano ancora assurte alle voci di un tempo che non ci sono più!
Che bellezza la domenica di un tempo.
RispondiElimina