Qualche giorno prima della festa, ci si metteva a preparare il "pane dei morti", che in allora si chiamava pane "per" i morti, fatto appositamente per sistemarlo sulla tavola alla sera della giornata dei Santi, per la celebrazione della successiva giornata dei Morti, poi le cose sono cambiate e così è diventato il pane dei morti, che non significa che ce lo mandano loro, come diremmo il regalo della zia Antonietta, ma rimanda invece quel "dei" all'impasto, come si direbbe la torta di pere. Quel "dei" che ha privato i morti di un dono per loro nel giorno della commemorazione, diventa così una metafora del composto, che potrebbe essere inteso come qualcosa che rimanda alla terra della sepoltura, alle ossa frantumate, a qualcosa che è ricavato dai residui di qualcosa che era vivo. In effetti si utilizzano biscotti che si hanno già in casa, e frutta secca, ma il parlare di un tempo aveva una sua forma di rimandare alla sacralità del rito.
Si preparavano alcuni giorni prima, perché il meglio di sé lo danno dopo qualche giorno, e non si potevano mangiare fino alla mattina del giorno dei Morti: erano un dono per loro, pertanto solo dopo che la notte fra l'una e l'altra festa, era trascorsa, si potevano gustare. Oggi, le pasticcerie li preparano seguendo una ricetta precisa; in allora siccome si facevano con quello che di base si aveva in casa, la ricetta era piuttosto variabile, così ogni anno erano sempre un po' differenti dall'anno precedente, eppure anche sempre gli stessi.
Si preparavano alcuni giorni prima, perché il meglio di sé lo danno dopo qualche giorno, e non si potevano mangiare fino alla mattina del giorno dei Morti: erano un dono per loro, pertanto solo dopo che la notte fra l'una e l'altra festa, era trascorsa, si potevano gustare. Oggi, le pasticcerie li preparano seguendo una ricetta precisa; in allora siccome si facevano con quello che di base si aveva in casa, la ricetta era piuttosto variabile, così ogni anno erano sempre un po' differenti dall'anno precedente, eppure anche sempre gli stessi.
Il pane per i morti
La ricetta è così, a grandi linee, si usava quel che si aveva e si impastava per averne un discreto numero.
Si prendano degli amaretti e se ci sono dei biscotti savoiardi, si frantumino e si portino a polverizzare nel mortaio. Lo stesso si faccia con le nocciole che infine siano di volume pari a quello dei biscotti, si aggiungano uvette ammollate nel passito, fichi secchi tagliuzzati, una manciata di pinoli. Si intrida il tutto con farina e cacao amaro, un poco di cannella, una grattata di noce moscata; si aggiunga infine zucchero da rendere dolce l'impasto, del vino liquoroso (il passito è ottimo) e albumi d'uovo quanti ce ne vogliano. L'impasto è morbido ma ben contenuto. Se ne facciano con le mani dei panetti che saranno schiacciati in modo da averli di circa un centimetro di spessore. Si pongano sulla carta oleata e si pongano a forno caldo, ma non troppo, per circa mezz'ora. Freddi che siano si cospargano di zucchero a velo.
La ricetta è così, a grandi linee, si usava quel che si aveva e si impastava per averne un discreto numero.
Si prendano degli amaretti e se ci sono dei biscotti savoiardi, si frantumino e si portino a polverizzare nel mortaio. Lo stesso si faccia con le nocciole che infine siano di volume pari a quello dei biscotti, si aggiungano uvette ammollate nel passito, fichi secchi tagliuzzati, una manciata di pinoli. Si intrida il tutto con farina e cacao amaro, un poco di cannella, una grattata di noce moscata; si aggiunga infine zucchero da rendere dolce l'impasto, del vino liquoroso (il passito è ottimo) e albumi d'uovo quanti ce ne vogliano. L'impasto è morbido ma ben contenuto. Se ne facciano con le mani dei panetti che saranno schiacciati in modo da averli di circa un centimetro di spessore. Si pongano sulla carta oleata e si pongano a forno caldo, ma non troppo, per circa mezz'ora. Freddi che siano si cospargano di zucchero a velo.
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