C'erano le melette e le perine; ho capito più tardi perché non ci fossero le perette, per la contiguità con quella pratica diffusa di tenere pulito l' intestino.
Le perine erano fornite da due alberelli, posti nel passaggio verso il cancellato che immetteva sull'aia; uno dava le broccoline, l'altro le volpine;
le prime fruttavano all'inizio di ottobre, le altre alla metà o alla fine di novembre, secondo il freddo, se arrivava prima o dopo i Santi.
Crude non valevano niente; le broccoline venivano consumate nei giorni successivi alla raccolta, cotte con qualche meletta ammaccata, con un filo d'acqua, qualche acino di uva passa per dare un sapore più dolce, e un pezzetto di cannella. Per alcuni erano una terapia per aiutare l'intestino, se consumate ancora quasi calde, come un dessert post cena, ma questa è terminologia di oggi, allora di dessert non se ne parlava. Le volpine, quasi tondeggianti, dal colore brunito, come se arrugginissero sull'albero prima ancora di essere colte, erano senza sugo, piuttosto asciutte e duravano, se ben conservate, per buona parte dell'inverno, ed erano ottime da cuocere con il vino per le sere di gran freddo.
Così:
si mondano le pere, tenendole intere e si tiene il picciolo, si dispongono in una casseruola dove possano stare tutte affiancate e diritte, si versa vino rosso barbera e poca acqua, si spolvera di zucchero, cannella e chiodo di garofano, si aggiunge volendo qualche grano di pepe nero; si copre per far cuocere a fuoco non troppo alto, ogni tanto occorre prendere con un mestolino il liquido per riversarlo sulle pere esposte; dopo una ventina di minuti, si tirano via le pere, si alza la fiamma fino ridurre il liquido e infine si versa così addensato sulle pere.
Bisogna consumarle calde. Si cuocevano sulla stufa, mentre si preparava la tavola; quando si era fatta cena, erano pronte; davano una bella spinta a rilassarsi e andarsene a letto, mentre la stufa schioppettava morendo lentamente.
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