Novembre è scivolato via silente, tenendoci chiusi in casa, fra una pioggia, una nevicata, qualche nebbia, un umido infiltrante, il freddo ora più pungente ora un poco più clemente. Si sta aspettando la scossa dei preparativi natalizi, ma stasera, la radio ci ha scosso anzitempo, dando la notizia della morte di Beniamino Gigli. Si sono fermati tutti, come se fosse morto uno che tutti conoscevano. Ho domandato, ma nessuno aveva pazienza, ascoltavano il sindaco di Roma, il direttore Serafin, la Sig.ra Caniglia.
Avevo fame, e il buon profumino delle polpette che borbottavano nella pentola sulla stufa mi rendeva impaziente. Ho chiesto e persino suggerito che forse la cena si sarebbe bruciata, anzi forse si stava già bruciando. Furono tratti cattivi pronostici per questa morte sull’apparire del Natale. Qualcuno mise un disco sul grammofono. Infine si andò a tavola mesti, ma mangiai di buon appetito le mie polpette.
Le polpette di casa
Si mescoli carne tritata - dire al macellaio di fare una doppia passata nella macchina, sorvegliando che sia stata pulita bene, in modo da non trovare avanzi della precedente macinatura - con pane ammollato, in quantità di un terzo rispetto alla carne, si aggiungano cipolla, carota, sedano, tritati finemente e appena appassiti in poco olio; uova quante la carne ne prende, sale, poco pepe e una grattata di noce moscata. Si ottenga un impasto e si facciano delle polpette di grandezza media, poco più di una noce, poco meno di una meletta piccola. Si passino nella farina, nell'uovo e nel pangratto e si proceda ad una veloce frittura tanto da tenerle insieme. Avremo già nella pentola il sugo in bollore, dove collocheremo le polpette; si abbassi la fiamma appena riprende il bollore e si lasci sobbollire il tempo necessario.
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