Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s'addipana...
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Novembre, ti chiude in casa, si misura un nuovo tempo e un nuovo spazio. I giorni di novembre dai Santi (tutti nessuno escluso) a Martino, sembrano fatti apposta per infliggere ai giovani studenti, lo studio delle poesie. Si stava lì, nel camerone, con la legna nella stufa che crepita, e sulla stufa la minestra odorosa che borbotta, e si ripeteva una strofa dopo l'altra. Il 5 Novembre si tornava a scuola dopo una pausa piuttosto lunga e certamente a turno si sarebbe dovuto declamare, non ripetere, declamare con la giusta intonazione. Il Pascoli la faceva da padrone, con i Santi
OGNISSANTI DEL 1906 (A MARIA)
Son tutti i Santi, e in cielo è la tempesta.
È la tua festa, ma il tuo viso è smorto.
Dolce sorella, non piegar la testa
come gli smorti fiori del nostro orto!
Sorella pia, non esser così mesta
come son mesti i fiori che ti porto!
Suonano, senti, le campane a festa!
Suonano un poco, e poi... suonano a morto! (G. Pascoli)
e con i Morti
SOTTO LA PIOGGIA
O camposanto che sì crudi inverni
hai per mia madre gracile e sparuta,
oggi ti vedo tutto sempiterni
e crisantemi. A ogni croce roggia
pende come abbracciata una ghirlanda
donde gocciano lagrime di pioggia.
Sibila tra le festa lagrimosa
una folata, e tutto agita e sbanda.
Sazio ogni morto di memorie, posa. (G. Pascoli)
ma anche Govoni, ormai dai più negletto, aveva il suo posto nel quaderno
STRADA DEL CIMITERO
Strada disabitata, in mezzo agli orti
piena di fiori e di malinconia,
strada che mena al soggiorno dei morti
che frequenta la mia nostalgia:
strada silenziosa dove l’erba
prospera come in un vecchio monastero,
solitaria straducola che serba
come un sentor di ceri e di mistero. (G. Govoni)
e Diego Valeri, pur lui negletto, un posto l'aveva per il IV Novembre
CROCI DI LEGNO
Croci di legno, nude su la nuda
terra che copre i morti nella gloria;
croci che la battaglia e la vittoria
pianta con le bandiere ovunque va;
siepe di croci a guardia d’una gente,
trincee di tombe a guardia d’un amore;
croci di legno confitte nel cuore,
di tutta la straziata umanità. (D. Valeri)
Sulla stufa borbotta la pentola con la minestra di zucca e patate: attende la sera, per tacitarci tutti quanti.
Minestra di zucca e patate
Soffriggere nel burro una cipolla, tagliare a tocchetti le patate, mondate e lavate che siano. Aggiungere acqua al soffritto, quando la cipolla è bionda, gettarvi le patate, far cuocere una mezz'ora; nel frattempo mondare zucca, che sia di peso come le patate, e aggiungere anch'essa a grossi pezzi. Far cuocere a fuoco basso alquantamente. Disfare la zucca con i rebbi di una forchetta, salare e pepare secondo gusto. Aggiungere acqua se occorresse e al bollore, gettare il riso. Cotto che sia servire con una spolverata di formaggio se gradito, e con pane raffermo abbrustolito al momento.
Benissimo...
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