sabato 30 novembre 2019

Novembre. lento se ne va.

Novembre è scivolato via silente, tenendoci chiusi in casa, fra una pioggia, una nevicata, qualche nebbia, un umido infiltrante, il freddo ora più pungente ora un poco più clemente. Si sta aspettando la scossa dei preparativi natalizi, ma stasera, la radio ci ha scosso anzitempo, dando la notizia della morte di Beniamino Gigli. Si sono fermati tutti, come se fosse morto uno che tutti conoscevano. Ho domandato, ma nessuno aveva pazienza, ascoltavano il sindaco di Roma, il direttore Serafin, la Sig.ra Caniglia.


Avevo fame, e il buon profumino delle polpette che borbottavano nella pentola sulla stufa mi rendeva impaziente. Ho chiesto e persino suggerito che forse la cena si sarebbe bruciata, anzi forse si stava già bruciando.  Furono tratti cattivi pronostici per questa morte sull’apparire del Natale. Qualcuno mise un disco sul grammofono. Infine si andò a tavola mesti, ma mangiai di buon appetito le mie polpette. 


Le polpette di casa
Si mescoli carne tritata - dire al macellaio di fare una doppia passata nella macchina, sorvegliando che sia stata pulita bene, in modo da non trovare avanzi della precedente macinatura - con pane ammollato, in quantità di un terzo rispetto alla carne, si aggiungano cipolla, carota, sedano, tritati finemente e appena appassiti in poco olio; uova quante la carne ne prende, sale, poco pepe e una grattata di noce moscata. Si ottenga un impasto e si facciano delle polpette di grandezza media, poco più di una noce, poco meno di una meletta piccola. Si passino nella farina, nell'uovo e nel pangratto e si proceda ad una veloce frittura tanto da tenerle insieme. Avremo già nella pentola il sugo in bollore, dove collocheremo le polpette; si abbassi la fiamma appena riprende il bollore e si lasci sobbollire il tempo necessario.

giovedì 14 novembre 2019

Novembre: in viaggio...dalla stella cometa all'astrologia

Gesù nacque a Betlemme, al tempo di re Erode. Alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo”. Così si legge nel Vangelo di Matteo (2,1-12).


I Magi avevano osservato il cielo, seguito il corso degli astri, valutando soprattutto il percorso di una stella, e ne avevano tratto la conclusione di risolversi a mettersi in viaggio per compiere quello che evidentemente rappresentava un rito sacro: adorare il nuovo nato, offrendogli doni, come si era soliti fare, per propiziarsi la benevolenza delle divinità. Questa narrazione è riportata soltanto da Matteo, che peraltro non fornisce il numero dei Magi, ma soltanto il numero e la tipologia dei doni. Il racconto è stato assai criticato, sia da tanta storiografia sia anche da eccellenti biblisti, vuoi in relazione a quanto si può leggere nei Vangeli, vuoi a quanto riguarderebbe il transito della stella e il suo soffermarsi sopra la Casa di Betlemme. Tuttavia la narrazione di Matteo origina una festa, che dura tuttora, una liturgia molto precisa, e un notevole dibattito fin dalle origini. I Magi furono interpretati alla luce di quanto scritto nel Vecchio Testamento, in particolare riferendosi ad un passo dei Salmi[1]; i Padri della Chiesa, da Tertulliano a Bernardo di Chiaravalle, e poi ancora in età moderna e contemporanea da Lutero a Benedetto XVI, hanno richiamato questa vicenda. 
Vicenda che si fonda sia sull’interpretazione del movimento delle stelle, sia sulla profezia, che entrambe presuppongono una visione del presente legata in qualche modo al futuro: si scruta il cielo per individuare dei segni che aiutino a comprendere il futuro. 
I Magi sono stati definiti Re, Sapienti, Scribi, Maghi, Demoni, e soltanto qualcuno li ha definiti astrologi, eppure è evidente che per quanto Re, Sapienti, ecc., loro avevano una certa pratica con l’Astrologia. Oggi, nell’evidente timore di utilizzare il termine astrologia, i Magi sono persino definiti astronomi, quando è assodato che astrologia e astronomia, fino alle soglie dell’età moderna, erano due termini ambivalenti, e con poca definizione fra l’uno e l’altro; è vero che valutare il percorso degli astri per operare misurazioni, come fece Talete, o per calcolare le eclissi, come facevano Caldei e Sumeri, ancor prima dei Greci, si situa nell’ambito dell’astronomia; ma trarre invece da queste osservazioni deduzioni inerenti la vita di uno o più uomini, si situa nell’ambito dell’astrologia. 
I Magi, re o sapienti o che altro siano stati, dalla loro osservazione del moto degli astri, operano una deduzione significativa per quello che loro ritengono essere il destino di un popolo e forse persino dell’umanità, e di conseguenza utilizzano la loro conoscenza astronomica per un fine che è squisitamente astrologico. Diviene irrilevante che la moderna astronomia abbia constatato che non era possibile che una stella seguisse il percorso dei magi, così come descritto da Matteo, ai fini della constatazione che quel percorso sia divenuto patrimonio della cristianità, infatti quel che a noi, quel percorso e la storia che ne è conseguita, indica è piuttosto l’acquisizione di un dato astrologico, che significa ritenere che un evento terreno sia indicato da qualcosa che avviene nel cielo, interpretabile dal movimento degli astri. 
Oggi si tende a confondere quel che è l’ Astrologia” con la diffusa pratica che la riduce a mera divinazione, in mano a veggenti e occultisti, che talvolta non hanno neppure una seria conoscenza di quel che questa disciplina sia, cosa abbia rappresentato nel corso dei secoli, e che tuttora si propone come potenzialità di evoluzione spirituale per l’individuo. Tuttavia se c’è una scienza è anche vero che ci sono i mali interpreti, gli ingannatori: nel vasto campo dell’ingegneria si trovano personaggi che ne fanno uso per il loro personale arricchimento, ingannando sulla bontà di un prodotto, che alla prima evenienza rivela la sua inconsistenza; nel vasto campo della fisica, accanto a raffiniti e sensibili ricercatori, ci sono quanti ne usano i risultati delle ricerche ai fini militari. Diventa difficile allora comprendere come il particolare non valga per il tutto in alcuni ambiti disciplinari, e in altri sì, a meno di non voler immaginare l’intervento del pregiudizio. 


Soprattutto, occorre avere ben chiaro di cosa si stia parlando quando si parla di astrologia: l’astrologia non è arte divinatoria, ma è interpretazione del rapporto che ogni uomo ha con l’Universo che lo circonda, che l’ha accolto alla sua nascita e con il quale mantiene uno scambio continuo fino alla morte. Questo non significa che gli astri decidano per noi, ma semplicemente che dialogano con noi dal momento della nascita, che se pur la volessimo accettare come evento del tutto casuale, assume varie connotazioni, che segneranno la vita del neonato, a seconda che nasca in un paese piuttosto che in un altro, che nasca in una famiglia solida e socialmente inserita o in una situazione di difficoltà, che sia il benvenuto atteso o che sia invece un accidente della sorte mal gestita. La sapienza popolare ha indicato tutto questo con la semplice espressione nascere sotto una buona o una cattiva stella. Il dialogo con l’Universo continua per tutto il corso della vita, con le differenti opportunità che la vita stessa offre a ognuno di noi, con le quali ognuno deve fare i conti, nel coglierle o nel rifiutarle. L’Universo dialoga con noi, può sembrare strana questa affermazione, eppure basterebbe pensare alla luce solare, che influisce sulla vita di tutti gli esseri viventi, agli influssi lunari sulle maree o sulle piante. Già nella Bibbia, dove possiamo trovare la condanna per chi pratica la divinazione, soprattutto a scopo di lucro, si può leggere che l’ira di Dio che renderà la terra come un deserto, si manifesterà con un segno celeste…allora le stelle del cielo e le sue costellazioni non faranno più splendere la loro luce, il Sole si oscurerà nel suo sorgere e la Luna non manderà più il suo chiarore. In Ezezchiele 32,7-8 si può leggere…quando ti estinguerai, velerò il firmamento, oscurerò le stelle, coprirò con una nube il Sole e la Luna non darà la sua luce. Metterò a lutto per te tutti gli astri che brillano nei cieli, e stenderò sulla tua terra le tenebre, dice il Signore Dio. Ha una sua evidenza che il parlare di Dio avviene attraverso la manifestazione di segni degli astri. Ancora possiamo leggere in Luca 21,25 che il ritorno del Messia è preannunciato dagli astri…vi saranno dei segni nel Sole, nella Luna e nelle stelle…E così pure in Matteo 24,29 il ritorno di Gesù è ugualmente indicato da segni astrali…il Sole si oscurerà, la Luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte.
L’Universo dialoga in modo simbolico, con un linguaggio che è quello dell’astrologia, il più antico dei linguaggi tuttora parlato; il filosofo Ernst Cassirer ha definito questo dialogo…come uno dei più grandiosi tentativi che mai siano stati osati dallo spirito umano per dare una rappresentazione globale del mondo. E Thorwald Dethlefsen ha scritto che…l’astrologia si occupa di principi primi archetipici, che sul piano delle idee rappresentano gli elementi primi di cui è composta la realtà in tutte le sue manifestazioni, principi primi che si chiamano Sole Luna Mercurio Marte Venere Giove Saturno, i cui corpi celesti sono semplicemente i rappresentanti di questi principi…l’astrologia è quindi uno strumento di misurazione della realtà, che con notevole precisione mostra qualcosa senza produrlo. Anche il termometro misura la temperatura senza per questo possederla.


Nel mondo classico possiamo vedere come questi principi primi fossero stati interpretati come divinità e, in tutto il mondo antico, a queste divinità era stato attribuito un pianeta del sistema solare; il mondo antico aveva intrapreso un percorso di dialogo dell’uomo con l’Universo, intessendolo di sacralità: i principi primi erano deità alle quali ci si rivolgeva e alle quali si offriva tramite un culto sacrificale. Sacrificare, sacrum facere, rendere sacro, elevarsi. Allora possiamo comprendere il senso delle parole di Benedetto XVI, quando ha definito i Magi…uomini in cerca di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita.
L’astrologia è il linguaggio che ci consente di decifrare il flash che si può fare all’Universo nel momento della nascita, e che ci consente di comprendere la strada da percorrere nella vita.






[1] Salmi 72,9-11
Davanti a lui s'inchineranno gli abitanti del deserto,
i suoi nemici morderanno la polvere.
I re di Tarsis e delle isole gli pagheranno il tributo,
i re di Seba e di Saba gli offriranno doni;
tutti i re gli si prostreranno davanti,
tutte le nazioni lo serviranno.

martedì 12 novembre 2019

Novembre: ...l'inverno si incammina...

...con San Martino, l'inverno si mette in cammino...
guardando dalla finestra, di primo mattino, mentre il latte si apprestava a bollire per la colazione, qualcuno fece la sua divinazione: la giornata si proponeva più invernale che autunnale, nessuno avrebbe avuto voglia di uscire; una certa lentezza sembrava aver stregato tutti in un sortilegio, mentre affondavano pezzi di pane abbrustolito o una fetta di torta di casa nel latte, intanto Jula de Palma ci aveva accompagnato nel rito del mattino con Che serà sera, 


e poi il Radiogiornale esordì con il ricordo dei 40 anni dalla fine della prima guerra mondiale, l'armistizio firmato a Compiègnes, l'Imperatore Carlo che aveva rifiutato di abdicare segnando la fine dell'Impero...alla fine ha pagato lui per tutti...disse qualcuno, e subito la lentezza si infiammò...bell'Europa che è venuta dopo...non ci sarebbe stata la seconda di guerra senza quegli accordi...abbiamo consegnato mezza Europa ai comunisti...e il fascismo?...il nazismo?...La guerra noi poveretti la subiamo... 


Torta semplice per la colazione
Far montare due uova con 160g di zucchero, tanto che si giunga ad una spuma leggera e bianca, insinuare 250g di farina a pioggia, evitando grumi, mescolare assiduamente, aggiungere 100 g di burro fuso la scorza di un limone, e una bustina di lievito. Rendere il tutto liscio e omogeneo. Porre in una teglia imburrata e infarinata non troppo larga, ma neppure stretta. Informare a fuoco moderato, e attendere che brunisca. Volendo cospargere di zucchero a velo, ma anche così è ottima.

lunedì 11 novembre 2019

Novembre: San Martino

Piove e tira vento, freddo quasi da nevicata precoce. 
Dorme San Martino? 
Proviamo a svegliarlo?


Al caldo, in casa, risotto con la zucca
Per ogni etto di riso, fai a pezzettini un etto di polpa di zucca, ben mondata. Prepara il brodo vegetale, che sia caldo all'occorrenza, mezzo bicchiere di vino bianco secco, una cipolletta, due tocchetti di burro, formaggio grattugiato e, volendo, un poco di gorgonzola, sale poco, come sempre, una noce moscata da grattare al momento.
Metti nel tegame olio e appena si scalda aggiungi la cipolla, quando sia dorata aggiungi la zucca, e un poco di brodo vegetale per aiutarla a sfarsi grossolanamente. Togli dal fuoco, e in una casseruola idonea metti il burro e, appena sciolto, versa il riso e fallo saltare, quindi aggiungi il vino e lascia evaporare; a questo punto insinua cipolla e zucca e, a fuoco basso, aggiungendo via via il brodo che ci vuole, cuoci il riso. A tre quarti di cottura insinua l'altro pezzo di burro, e gratta la noce moscata. Salare a piacimento. Quando pronto, spegni il fuoco, aggiungi il formaggio e se si vuole la gorgonzola. Servire caldo, con un bicchiere di dolcetto.

domenica 10 novembre 2019

Novembre: I biscotti di San Martino

In questi primi giorni di Novembre, si sta in casa con fatica. Dopo tanti mesi a scorrazzare fuori a contatto con la natura, ora si è sequestrati in casa; bisogna abituarsi, poi procedendo  l'autunno si avvertirà meno il senso di chiuso, il limite invalicabile. I pomeriggi sembrano più lunghi; c'è la radio, le chiacchiere sommesse, gli odori della cucina, i compiti, e la mia risorsa, il mio orizzonte aperto sul mondo, L'Enciclopedia dei ragazzi, tradotta e integrata dall'originale inglese, nel 1926 da Mondadori.


Mi ero perso fra il Sole e i suoi pianeti, e noto oggi che non c'era Plutone, scoperto nel 1930.



E poi c'erano i movimenti della Luna intorno alla Terra, che sembravano essere usciti da uno dei centrini che lavorava con l'uncinetto una delle zie, che con incredibile velocità ne preparava, come si suol dire, per i Santi e i Beati.


Quando qualcuno mi distolse, suggerendomi di partecipare alla preparazione dei biscotti di San Martino. A quel punto qualcuno di irriverente, che circolava per casa, non perdeva occasione di ricordare che è "la festa dei cornuti". 

Biscotti di San Martino
Predisporre a fontana 500g di fior di farina, versare al centro 30g di lievito di birra, sciolto in poca acqua tiepida, 150g di burro ammorbidito, 100g di zucchero e una ricca manciata di semi di finocchio. Impastare, aggiungendo poco per volta acqua tiepida, sino ad ottenere una pasta morbida e liscia. Lasciarla riposare coperta al caldo almeno un'oretta. Farne poi dei pezzetti, che andranno stirati con il mattarello e arrotolati su stessi, e lasciarli riposare ancora una mezz'ora. Disporli sulla teglia infarinata e passarli in forno caldo per circa 40'/45'. Freddi sono ottimi intinti nel moscato  o nel brachetto.

giovedì 7 novembre 2019

Novembre: la nebbia agl'irti colli...


I lampioni soffondevano la luce nella nebbia, che copriva tutte le colline intorno. In classe, infreddoliti e ancor un poco dormienti, il maestro ci invitò a guardare fuori dalla finestra; guardammo; e con la sua voce grave iniziò a declamare La nebbia agli irti colli... Il sommo Carducci ha trasferito in poesia uno scenario a noi noto, disse, e di nuovo invitò a guardare fuori; io guardai nuovamente fuori, ma i colli irti non c'erano, le nostre colline sono dolci, come le grasse signore, che ogni tanto venivano in visita a casa, e si stravaccavano sul divano, sbocconcellando il dolcetto offerto, ma tacqui.

Poi però continuò con il maestrale che urla e il mare che biancheggia, e allora, prima ancora di rendermene conto, mi usci dalle mie labbra...non c'è il mare, non si vede il mare fuori... Questa osservazione ci costò una mezz'ora di attenta disquisizione sull'immaginazione, sul pensiero che crea, sui voli pindarici, sull'occhio del poeta, sull'intoccabile Carducci. 





Correttamente alzai la mano questa volta; ottenuta la parola, dissi che nel componimento sulla tragedia della prima guerra mondiale avevo scritto che vedevo i soldati amputati e accecati tornare dal fronte, le mamme che invano aspettavano i loro figli deceduti al fronte, e lei sig. maestro mi ha detto che vedevo era inappropriato, perché non li avevo mai visti! Maestro, io ebbi l'ardire di aggiungere li avevo immaginati! 

La Sig.ra Bidella Amalia fu chiamata, e fui rispedito a casa con una nota: disturba la lezione ed è insolente con il maestro. 
A casa dopo una lunga discussione, si pervenne al suggerimento: "I poeti immaginano, gli scolari finché sono scolari obbediscono al maestro; se vogliono immaginare possono farlo a casa". La torta di mele mi fu data in doppia razione.


La mattina dopo, si introdusse San Martino, con una poesia di Renzo Pezzani, dove il mare non c'era.


Se passa un cavaliere con un pennacchio rosso
sull’elmo è San Martino, senza mantello indosso.
Il sole novembrino che stacca foglie gialle,
pelliccia bionda e soffice gli cade sulle spalle
.

Torta di mele della nonna Angela
Mettere in una ciotola un' uovo e il tuorlo di un altro (tenere da parte la chiara) aggiungere 100g di zucchero e 150g di farina, e mescolare con cura; aggiungere la scorza di un limone grattugiata, mezzo bicchiere di  latte tiepido e 1/2  bustina di lievito fino ad ottenere una pasta morbida; versare il composto nella teglia, imburrata e infarinata, e adagiarvi sopra le mele tagliate a dadini o a fette, secondo gusto; cospargere con le briciole di due amaretti pestati nel mortaio, e coprire con il bianco d’uovo, tenuto da parte, montato a neve con un cucchiaino di zucchero. Volendo le mele affettate o a dadini potrebbero essere impolverate di cannella, prima di versarle nell'impasto.
Infornare a forno caldo, ma non troppo, e lasciar cuocere a fuoco moderato per circa 45 minuti.

mercoledì 6 novembre 2019

Novembre: A tavola con le "guerre"

Il buio è sceso frettoloso, il freddo in evidente competizione, ancor di più. Si sta intorno alla stufa, con la radio che rimanda le notizie della rielezione di Dwight D. Eisenhower. E, all'improvviso, tutto si anima, e si scatena la bagarre, che in francese suona quasi elegante, ma in italiano meno infatti è zuffa, rissa, confusione. 



Qualcuno ascoltando la notizia, ha eccepito che a scuola si parla, si riparla, si parla ancora della prima guerra, del Piave mormorante, di Caporetto, della Vittoria, tutto bene, ma di quell'altra guerra, di Mussolini, del Re in fuga, dei partigiani, non se ne parla invece. Apriti cielo, come si suol dire. Quella dimentichiamola, cosa ricordare di un re in fuga?...Ma prima della fuga, ce ne sarebbe da dire...dell'olio di ricino...che orrore...e perché dei partigiani, tutti buoni quelli...con la prima è finito l'ordine, dopo tutto un calvario...

Chi stava da una parte e chi dall'altra, la zia per mettere tutti in riga, ha decretato che ci avrebbe messo i sali inglesi nella minestra!


Ricordo che quella sera non avevo gran fame, e ben poco mangiai, guardando con apprensione lo zio che di minestra ne aveva mangiato due piatti all'orlo.

Minestra di riso e cavolo

Soffriggere una cipolla nel burro, finché diventa bionda,  poi una salsiccia tagliata a pezzetti e, appena rosolata, un bicchiere di vino rosso e far asciugare. Quindi aggiungere un cavolo cappuccio tagliato fine, acqua quanta ce ne vuole, far bollire lentamente, infine versare il riso secondo i commensali, e se si vuole più spessa o più liquida. Cotto che sia il riso, portare in tavola. Un bicchiere di barbera per accompagnare.

martedì 5 novembre 2019

Novembre: 5, si torna a scuola

Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s'addipana...


Novembre, ti chiude in casa, si misura un nuovo tempo e un nuovo spazio. I giorni di novembre dai Santi (tutti nessuno escluso) a Martino, sembrano fatti apposta per infliggere ai giovani studenti, lo studio delle poesie. Si stava lì, nel camerone, con la legna nella stufa che crepita, e sulla stufa la minestra odorosa che borbotta, e si ripeteva una strofa dopo l'altra. Il 5 Novembre si tornava a scuola dopo una pausa piuttosto lunga e certamente a turno si sarebbe dovuto declamare, non ripetere, declamare con la giusta intonazione. Il Pascoli la faceva da padrone, con i Santi

OGNISSANTI DEL 1906 (A MARIA)
Son tutti i Santi, e in cielo è la tempesta.
È la tua festa, ma il tuo viso è smorto.
Dolce sorella, non piegar la testa
come gli smorti fiori del nostro orto!
Sorella pia, non esser così mesta
come son mesti i fiori che ti porto!
Suonano, senti, le campane a festa!
Suonano un poco, e poi... suonano a morto! (G. Pascoli)

e con i Morti

SOTTO LA PIOGGIA
O camposanto che sì crudi inverni
hai per mia madre gracile e sparuta,
oggi ti vedo tutto sempiterni
e crisantemi. A ogni croce roggia
pende come abbracciata una ghirlanda
donde gocciano lagrime di pioggia.
Sibila tra le festa lagrimosa
una folata, e tutto agita e sbanda.
Sazio ogni morto di memorie, posa. (G. Pascoli)

ma anche Govoni, ormai dai più negletto, aveva il suo posto nel quaderno

STRADA DEL CIMITERO
Strada disabitata, in mezzo agli orti
piena di fiori e di malinconia,
strada che mena al soggiorno dei morti
che frequenta la mia nostalgia:
strada silenziosa dove l’erba
prospera come in un vecchio monastero,
solitaria straducola che serba
come un sentor di ceri e di mistero. (G. Govoni)

e Diego Valeri, pur lui negletto, un posto l'aveva per il IV Novembre

CROCI DI LEGNO
Croci di legno, nude su la nuda
terra che copre i morti nella gloria;
croci che la battaglia e la vittoria
pianta con le bandiere ovunque va;
siepe di croci a guardia d’una gente,
trincee di tombe a guardia d’un amore;
croci di legno confitte nel cuore,
di tutta la straziata umanità. (D. Valeri)

Sulla stufa borbotta la pentola con la minestra di zucca e patate: attende la sera, per tacitarci tutti quanti. 

Minestra di zucca e patate
Soffriggere nel burro una cipolla, tagliare a tocchetti le patate, mondate e lavate che siano. Aggiungere acqua al soffritto, quando la cipolla è bionda, gettarvi le patate, far cuocere una mezz'ora; nel frattempo mondare zucca, che sia di peso come le patate, e aggiungere anch'essa a grossi pezzi. Far cuocere a fuoco basso alquantamente. Disfare la zucca con i rebbi di una forchetta, salare e pepare secondo gusto. Aggiungere acqua se occorresse e al bollore, gettare il riso. Cotto che sia servire con una spolverata di formaggio se gradito, e con pane raffermo abbrustolito al momento.

lunedì 4 novembre 2019

Novembre: La Vittoria

4 Novembre era festa a scuola, si celebrava la Vittoria, e la conclusione della Prima Guerra Mondiale, festività oggi ridefinita come Giorno dell'Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate, che è un declassamento rispetto a Festa e le doppie feste sono un poco privative dell'una e dell'altra dedica, un pò come nascere il giorno di Natale o la notte di San Silvestro.

Quel giorno era festa, nel senso che non si andava a scuola, ma la festa è un'altra cosa. Avevamo studiato per giorni prima le vicende della guerra e avevamo imparato a memoria le poesie da recitare quella mattina, davanti alle autorità. Il maestro Majorino ne aveva in serbo parecchie, e dovevamo conoscerle bene tutte, tutti dovevano conoscerle bene, perché non si sapeva fino all'ultimo chi sarebbe stato chiamato a recitare.


Questa notte 

Questa notte fra Redipuglia 
e Oslavia, si riaccenderanno i fuochi 
sopra le alture dove tante volte 
la battaglia 
si spense nel sangue e sarà un fluttuare 
di ombre intorno ai bivacchi 
perché all’estremità dell’oblio 
hanno freddo anche i morti. 

Carlo Delcroix 

E la maestra Ponte ci aveva preparato per cantare i cori: tutte le classi, maschi e femmine; il canto scuoteva gli animi; un ricordo fra i tanti.


Alla fine della mattinata, a casa, per tradizione, c'era la polenta concia:

si prepari l'acqua, con un poco di olio, e appena comincia a sobbollire si vada con la polenta gialla, tipo fioretto, quando tutta è stata versata e si continua a mescolare aggiungere la prima porzione di formaggio toma, tagliato a listelle o a quadretti, dopo un quarto d'ora circa si insinua l'altra porzione di formaggio, che può essere lo stesso o un altro tipo di fontina o di toma; verso la fine cottura si aggiunge il burro, con generosità. Si spegne il fuoco, si attende che l'unto venga a galla e si serve, bisogna fare attenzione che è bollente. Si va con Fresia vivace, e un bicchiere non si negava, quel giorno, ai bambini.

venerdì 1 novembre 2019

Novembre: La Festa di Ognissanti

Ognissanti, così in allora si chiamava questa festività, sembrava manifestarsi come la prima delle giornate corte. Un'impressione certamente, forse conseguente al fatto che era la prima festa che si incontrava dall'estate, e si aveva il tempo di guardarsi intorno; Ottobre aveva prodotto le sue risorse, ma quei raccolti e il lavoro di conservazione avevano lasciato ben poco spazio all'osservazione del mondo, se non controllare la qualità del tempo per ultimare i lavori. 


Ognissanti poi è come un viale, che si imbocca per arrivare a Natale: si lasciano le cose terrene, che hanno preso così tanto la mente con le necessità di fine estate e di inizio autunno, e si può cominciare a pensare a qualcosa di più alto, a guardare al cielo. 
Ognissanti è un passaggio dalla Terra al Cielo. Le giornate corte, il cielo di solito ingombro, l'umido e il freddo che costringono in casa, sollecitano pensieri più profondi e aprono alla meditazione.
Per questa festività c'è un rituale che si consuma a tavola, con i prodotti dell'autunno, a cominciare dalla regina, la zucca, e, per rispettare il detto popolare ...Santi senza becco, Natale poveretto, che oltre a unire in un percorso queste due festività, si portava in tavola un gallinaccio o simile, purché avesse il becco.

Cappellacci di zucca.
Tirare una sfoglia ottenuta dall'impasto di una parte di farina bianca e quattro parti di semola e almeno quattro uova, ma se sono piccole ce ne vogliono anche cinque, e, ma solo se occorre, un poco di acqua tiepida. Nel frattempo si era predisposto il ripieno ottenuto dall'aver appassito la zucca occorrente, in modo da ottenere circa tre etti di polpa ben sfatta, alla quale si aggiungerà ricotta e un poco di toma grattugiata, un poco di pan grattato, in modo da ottenere un impasto morbido, insaporito da poco sale, noce moscata e un pizzico di cannella. Comporre i cappellacci avendo ottenuto dei dischi di sfoglia con la pressione di un bicchiere. Cuociono in cinque sei minuti e si condiscono con burro fuso e parmigiano, grattato al momento. 

Gallina al forno croccante
Pulire bene le galline, una servirà per il pranzo e l'altra da predisporre per la cena dei morti. Preparare gli aromi (alloro, rosmarino, salvia, un poco di sedano, una carotina) e farne un mazzetto, ben legato. Mettere al fuoco una grande pentola con abbondante acqua e quando bollirà, insinuare le galline. Dopo circa un'ora, toglierne una, da predisporre per il forno, mentre si lascia cuocere ancora un poco l'altra aggiungendo cipolle e altre carote. Lasciare raffreddare quella sortita dalla pentola, tagliarla di poi a pezzi, e passare i pezzi in una miscela di olio, vino cortese, un poco di vino liquoroso, sale, pepe un poco di zucchero. Lasciare che i pezzi della gallina si intridano bene, poi disporli su una teglia e passare in forno per almeno una mezz'ora; portarla a tavola calda.

Un libro che parli di alimenti e che contenga ricette è da molti considerato un libro  leggero,  un libro che tratta di argomenti di facile ...